Cats, il segreto di 35 anni di successo

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di Irene Cannata
Non si può sbagliare, sfondo nero pece e due giganti occhi gialli felini che ti scrutano … si, avete indovinato si tratta del celebre musical Cats.
Fin da piccola ne avevo sempre sentito parlare ma mi appassionai alla sua storia e alle sue musiche quando nel 2000 lo danzai per la prima volta nella versione dell’ Adriana Cava Jazz Ballet. Fu subito un grande amore, un sentimento che continua, così come Cats stupisce e incanta dal lontano 11 Maggio 1981 quando andò in scena per la prima volta al New London Theater di Londra sulle musiche di Andrew Lloyd Webber, la regia era di Trevor Nunn e le coreografie di Gillian Lynne. Cats è uno spettacolo fuori dal tempo (e forse per questo è così duraturo) che allinea i mici in una ideale e li fa parlare come uomini ma solo per dare a questi ultimi uno specchio in cui ritrovarsi e per indurli a diventare più indulgenti con queste creature. “Cats” è stato definito da molti uno spettacolo “familiare” perché riesce a far convivere, dentro una forma “accessibile” a chiunque, le tante sfaccettature di una messa in scena moderna (ballo, musica, coinvolgimento del pubblico) con l’origine letteraria (le poesie per bambini di Eliot) e infine con le esigenze del teatro “pensato”.
Interpretato e tradotto in oltre venti nazioni, Cats ha anche la sua versione in italiano, firmata dalla Compagnia della Rancia, con la regia di Saverio Marconi, le coreografie di Daniel Erzalow e i costumi firmati Enrico Coveri. Specialisti del musical ormai da vent’anni, La Compagnia della Rancia è riuscita nell’impresa di restituire sui palcoscenici italiani tutta la magia originale dell’opera di Andrew Lloyd Webber, e non semplicemente limitandosi a reinterpretare le musiche con cui il grande compositore londinese cesellò i poetici versi di T. S. Eliot (tratti dal libro “Old Possum’s Book of Practical Cats”), ma adattando l’intera operazione al gusto e alla tradizione teatrale nostrana.
Il successo di Cats risiede nella storia che vede alternarsi, nel corso di due atti privi di qualsiasi momento di stanca, i diversi componenti del gruppo dei Jellicle Cats che, sullo sfondo di una discarica illuminata dalla luna, si presentano agli uomini per raccontare il mondo a cui appartengono, con tutti i vizi e le virtù che lo caratterizza. «I gatti ci affascinano per ragioni molteplici, ma forse soprattutto perché – misteriosamente – ci permettono di conoscere meglio noi stessi» ha detto Trevor Nunn, regista teatrale della prima edizione londinese, e questa frase esprime, come meglio non si potrebbe, lo spirito che anima l’intera opera. I gatti si presentano al pubblico, dai dispettosi Mangojerry e Zampalesta fino alla ripudiata e ormai decaduta Grizabella, dal vecchio e saggio Deuteronomio fino al diabolico Macavity, come un campionario di caratteri nei quali non è difficile scorgere qualità e vizi del tutto umani (si va dal donnaiolo al ladro, dal vanitoso al nostalgico attore di teatro, dalla pigra al grasso specialista di menù). Misteriosi naturalmente, imprevedibili spesso, fieri e orgogliosi sempre, i Jellicle Cats fin dalle prime battute rivelano al pubblico il mistero dei loro tre nomi: quello da usare quotidianamente e spesso dato dall’uomo, uno più caratteristico e dignitoso che – per citare T. S. Eliot – «permette ad ognuno di tenere la coda perpendicolare e mettere in mostra i lunghi baffi», e infine un nome segreto, quello che solo il gatto conosce ma che non rivelerà, quell’ineffabile nome nella cui contemplazione egli stesso si perde. Tre diversi modi per vedere il gatto, ora come un animale da addomesticare e nulla più, ora dignitoso come un uomo, ora creatura imperscrutabile a tutti gli umani ma che gli uomini (cioè il pubblico), in una magica notte di riti, rivelazioni e magia, forse avranno la possibilità di conoscere un po’ meglio. Gatti che vivono nell’attesa di una rinascita che non è però una delle tanto mitizzate “sette vite”, ma una vera e propria ascesa verso una dimensione superiore, quella a cui può accedere solo chi ha ritrovato sinceramente la propria umiltà dopo aver sofferto duramente nel cuore. Alla fine il giudizio felino riconoscerà in Grizabella la ex glamour cat, il gatto degno di elevarsi fino al tanto celebrato “Dolce Aldilà”. Così, i gatti fanno vibrare per tutto il teatro le note del supremo perdono, ultimo atto di un sogno che forse non c’è mai stato ma che mai è stato così realistico.
Cats,dopo essere rimasto in prima linea nei teatri di Broadway dal 1987 al 2006, presentato in oltre trenta paesi e tradotto in più di venti lingue e visto da 73 milioni di spettatori in tutto il mondo, diventerà anche un Film sotto la regia di Tom Hooper realizzerà un adattamento per la Universal Pictures. Non ci resta che aspettare per vivere la magia dei gatti più famosi della storia anche al cinema .
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