TUTTA L’EUROPA BALLA IL SIRTAKI

Danza News - danzanews.it

di Massimiliano Raso
A Creta si balla e si canta senza aspettare le feste comandate, ogni occasione, agricola o religiosa, di vita o di morte, è buona per ballare. Isola centrale nel mediterraneo, e nell’Europa che si vuole costruire insieme, Creta è un luogo dove si suonano la Lyra e il Laouto, si cantano i Rizitika e le Mantinadas, i poemetti improvvisati. Gli uomini ballano i Pendozalis, il ballo di coppia della Sousta e uomini e donne in cerchio il Syrtos. Senza dimenticare la civiltà minoica e il più importante sito archeologico dell’età del bronzo Cnòsso, legato ad antichi miti come Minosse e il labirinto costruito da Dedalo, e quello di Teseo e il Minotauro. Forse eccessivamente, alcuni giornali, a proposito della situazione odierna della Grecia, utilizzano frasi del tipo “si balla il Sirtaki in Europa”. Ma perché? E soprattutto, per quale ragione servirsi di questa metafora linguistico-coreutica? “Lui si alzava e cominciava a ballare. Quello che doveva dirmi lo esprimeva danzando. E io facevo lo stesso. Qualsiasi cosa non potessimo raccontare con la lingua, la raccontavamo con i piedi, le mani, il ventre…”. Ottimismo, allegria e amicizia, traspare tutta la positività di farcela nelle parole di John (tratte dal film Zorba il Greco) in cui, a distanza di cinquant’anni, risuonano nei Balletti proposti tra folclore greco e fusioni di elementi musicali e contemporanei. Ma perché Zorba il greco oggi è attuale più che mai? Probabilmente le notizie scoraggianti che giungono dalla Grecia mettono timore e, come si sa, un ballo può anche alleggerire uno stato d’animo triste. E’ il caso di dirlo, comunque, il vecchio Continente sta ballando, anzi traballando vista la sua tenuta comunitaria. Quasi fosse una delle tante commedie scritte da Aristofane 2500 anni fa, dove il poeta metteva in risalto l’eccessiva ignoranza, la rozzezza, i comportamenti di taluni individui che avrebbero precluso ogni minimo risultato messo in scena (o in campo a seconda del tempo). Nel ballo del Sirtaki traspare perfettamente la metafora greca di oggi: l’andamento politico, i rapporti internazionali, le incertezze economiche e finanziarie, sembrano avere ritmi prima lenti, poi più rapidi, prima lenti, poi più rapidi. La Grecia, ad onor del vero, è stata la culla della cultura, della democrazia, della danza ed ha lasciato nelle società coeve tracce di autentico sapere. Come è noto il Sirtaki, creata nel 1964 per il film Zorba il greco interpretato da Anthony Quinn, non è un’autentica danza tradizionale della Grecia. Non vi sarebbero collegamenti ad antiche testimonianze coreutiche greche ma, forse con un po’ di delusione, è possibile farne risalire l’invenzione grazie solamente alla colonna sonora scritta dal compositore Theodorakis, dove appunto è presente il testo sirtaki, ossia la Danza di Zorba. E sembrano risuonare attuali, incredibilmente, le parole di Zorba di fronte al disastro cui è sottoposta la popolazione ellenica: “ballare è senza dubbio la cosa migliore”. In effetti, il ritmo, come la vita, va accelerando e diminuendo a seconda della musica, e non meno flessibili sono gli stati d’animo dei danzatori. Il Sirtaki è un miscela colorata di musicalità lenta e veloce inizialmente chiamata Hasapiko, conosciuta anche come la “danza dei macellai”, nome ripreso dalla lega dei macellai di Costantinopoli, di epoca bizantina. Tecnicamente, gli esecutori del ballo appoggiano la mano sulla spalla dell’altro, in un continuo crescendo, ballando in formazione lineare, a volte in cerchio, iniziando con movimenti lenti e armoniosi che si trasformano in veri e propri salti quando il ritmo crescente raggiunge il suo apice. Ciò favorisce l’esaltazione dell’amore, dell’amicizia, della vita, espressi dall’abbraccio che unisce i ballerini. Valori che sono presenti in gran parte delle danze mondiali e che nel Sirtaki rivivono questa peculiarità musical-coreutico. E’ un ritmo che inizia con un 4/4 per proseguire con un 2/4 la cui velocità viene conseguentemente aumentata e i salti diventano più intensi. Sarebbe anche opportuno, prima ancora di recarsi in Grecia in questo faticoso anno per la popolazione locale, leggere il libro del poeta greco Nikos Kazantzakis, autore della vicenda ambientata a Creta. Quante sane ubriacature attendono i visitatori, ritmate e suonate per le vie di una nazione costretta ad un bivio epocale piena di preoccupazioni per un futuro molto incerto. La pace e la quiete delle conversazioni al tramonto, sembrano lontane dagli scenari mediterranei antichi e moderni. Sappiamo, però, che i Greci di ieri e di oggi hanno capacità innate di fierezza e combattività. Forse, più semplicemente e con passione, c’è bisogno assoluto che si ritorni a ballare e non a traballare, che si dia dignità all’antico popolo greco, all’Europa intera.

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