Donne, harem e bordelli: storia della danza del ventre

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A cura di Massimiliano Raso
Assistere ad uno spettacolo di danza del ventre è un’esperienza irripetibile. Le donne hanno mille qualità ed altrettante potenzialità quando si esprimono con il loro corpo, danzando. Il movimento ancestrale dei fianchi e la sinuosità di braccia e mani, dona un equilibrio esclusivo alla donna ed alla sua femminilità, che le consente di esprimere emozioni attraverso il corpo in un richiamo irresistibile. La bellezza femminile danzante che si esibisce è una classica versione orientaleggiante, in un Oriente culla della civiltà e delle danze più antiche del mondo. Negli ultimi anni la danza orientale si sta facendo sempre più apprezzare per la sua arte, la sua cultura e la sua storia che si perde nella notte dei tempi. Ma come nasce e giunge fino ai giorni nostri questa danza magica e sensuale? Le origini della danza orientale probabilmente risalgono ai culti religiosi della “madre terra” Ishtar, dea dell’amore che i semiti celebravano nei loro templi dei sensi. Uno dei Paesi cui fare riferimento quando si parla di danza orientale è l’Egitto. Nel libro “Manners and costums of modern Egyptians” Edward W. Lane ha scritto: “…l’Egitto è stato a lungo celebre per le sue danzatrici pubbliche, le più famose delle quali provengono da una tribù nomade ben definita chiamata Ghawazy”. Fonti storiche ed archeologiche dimostrerebbero come nell’antico Egitto le donne ricoprissero un ruolo di tutto riguardo: posizione di privilegio nella società, rispettate ed accettate nella libertà di pensiero. Prevale, infatti, una sorta di cultura matriarcale, di “sacralità dell’intimità femminile” che si manifesta per mezzo di una ritualità ancestrale per cui la donna è una Dea capace di generare la vita. Nel Medio Evo, però, le donne vengono sempre più concepite quale merce di scambio, schiave di bell’aspetto da destinare negli harem in lussuosi palazzi di califfi e ricchi commercianti. Devono saper cantare e danzare, mescolare l’uso della propria femminilità, sedurre con il corpo; solo così possono elevarsi nella comunità. Attraverso i secoli la danza orientale si evolve, distaccandosi dal rito propiziatorio originario legato alle varie divinità cambiando la sua funzione da scopo sociale e religioso a forma di intrattenimento. E’ possibile collocarne la riscoperta verso la metà del 1800, periodo di grande affluenza dei viaggiatori e studiosi occidentali, attratti dalle bellezze archeologiche orientali. Nella prima parte del diciannovesimo secolo in Egitto, però, vengono emanate delle leggi religiose restrittive che relegano la danza del ventre alla clandestinità. Le donne danzatrici, purtroppo, sono spesso prostitute (o peggio ancora uomini travestiti da donna) alle quali è permesso esibire il corpo in movimento. La danza del ventre comincia ad essere concepita come “peccaminosa” dando vita a pregiudizi. Durante la campagna d’Egitto del XIX secolo, Napoleone Bonaparte e i suoi soldati vengono a contatto con la millenaria tradizione delle danze orientali. I francesi sono puritani, non sono abituati alla visione di corpi femminili sinuosi che si muovono in pericolose danze afrodisiache. Sono loro ad introdurre questa danza nel “vecchio continente” ed a coniare il termine “danse du ventre”. L’Europa “Vittoriana”, inizialmente ostile, non favorisce la diffusione della danza del ventre a causa delle restrizioni sessuofobe imposte all’epoca che non ne consentono la pratica. Benché susciti piacere negli spettatori maschili, è prima di tutto “una danza delle donne per le donne”, la cui principale funzione è di benessere per il corpo e per la mente. A partire dal Novecento, da un lato abili ballerine del calibro di Isadora Duncan e dall’altro il cinema Hollywoodiano, fanno sì che la danza del ventre si diffonda nel mondo. Nascono le prime scuole e la danza viene curata anche sotto l’aspetto della coreografia e dello spettacolo: la danzatrice orientale diventa una star. Una danza che migliora la circolazione sanguigna, la postura della colonna vertebrale, permette di acquisire una maggiore consapevolezza corporea, questa è la fortuna della danza del ventre.

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